Marijuana. Hashish. Cannabis. Ganja. Erba. Canapa. Viene chiamata in tanti modi, ma tutti i nomi elencati si riferiscono ad aspetti e consumi diversi della stessa pianta, la Canapa, anche detta Cannabis. Una pianta di origine asiatica che l’uomo utilizza da millenni in ambito tessile, alimentare, edile, nella produzione della carta, nella cosmetica, nella medicina, nella religione e sì, anche come droga. È stato proprio a causa di quest’ultimo utilizzo che la produzione di Canapa è andata diminuendo drasticamente dagli anni ‘50 ad oggi, perché fatta oggetto di campagne politiche e di informazione contro la droga che hanno finito per demonizzarla in toto.
Se ci riferiamo alla droga ricavata dalle infiorescenze resinose delle piante femminili della canapa indiana, il termine esatto è marijuana dal messicano, ganja in lingua giamaicana, hashish solo quando ci riferiamo al fumo, ovvero alla sostanza ottenuta con la concentrazione delle resine. La più importante e famosa sostanza chimica presente nella pianta è il THC (Delta-9-Tetraidrocannabinolo) che se fumato o mangiato agisce sul Sistema Nervoso Centrale attraverso l’interazione con i recettori cannabinoidi che sono già presenti nel nostro cervello per la ricezione di neurotrasmettitori che hanno una struttura simile a quella del THC. I recettori cannabinoidi si trovano addensati in diverse aree del cervello, deputate a diverse funzioni: i gangli della base che controllano la coordinazione motoria, l’ippocampo responsabile della memoria a breve termine, il cervelletto sede dell’equilibrio e l’ipotalamo, che gestisce invece appetito e gratificazione. Agendo su queste aree del cervello, la sostanza generalmente produce un benessere diffuso, che si trova però al centro di un continuum che va da un’ilare euforia alla pura sensazione di panico. Infatti, pur agendo su ogni cervello con lo stesso meccanismo, la marijuana produce effetti di vario genere ed estremamente soggettivi, tra cui i più comuni oltre a quelli già citati sono rilassamento, incoordinazione, aumento dell’appetito (fame chimica), vasodilatazione, tachicardia, secchezza delle fauci, occhi rossi.
L’esperienza emotiva legata al consumo è invece difficilmente generalizzabile, ma possiamo ipotizzare che una grande fetta dei giovani consumatori utilizzi la sostanza come regolatore emotivo: durante le profonde trasformazioni che caratterizzano l’adolescenza, si può arrivare ad aver paura di ciò che si prova e si pensa; gli effetti della cannabis sarebbero ricercati per regolare i meccanismi psichici e relazionali tipici di questa fase di vita. L’utilizzo dell’erba, a seconda del grado di attaccamento psicologico a questa sostanza, coprirebbe dunque i conflitti con se stessi e con gli altri, di natura e di intensità variabili a seconda del soggetto.
È necessario però fare una distinzione tra quei comportamenti che potremmo definire di sperimentazione e i comportamenti a rischio, caratterizzati da un utilizzo compulsivo e irresponsabile della sostanza. Ciò che forse è venuto a mancare negli ultimi decenni è stata un’informazione chiara, completa e puntuale, rivolta ai giovani, che possa illustrare i rischi legati al consumo senza condannarlo a priori, ma che si presti invece ad un attivo scambio con i ragazzi che spesso si sentono inibiti anche solo nel chiedere maggiori informazioni agli adulti sull’erba proibita.
Lo sapevi che:
Dubbi e domande:
Anonimo
A miei amici l’erba dà effetti diversi…
Davide, 17 anni
Che effetto hanno le canne sul cervello? Vorrei maggiori info…
In questo video i “The Pills” organizzano un piano perfetto per il sabato sera, ma a Matteo viene in mente di fare una canna prima di uscire….